Ieri sera abbiamo festeggiato il terzo compleanno di nostro figlio Oriel ed abbiamo fatto il suo primo taglio di capelli.
Vorrei condividere con voi il discorso che AVREI VOLUTO FARE per l’occasione (e che ho fatto in ebraico in forma _molto_ più sintetica per l’emozione).
L’uso di attendere i 3 anni per tagliare la prima volta i capelli ad un bambino è legato alle regole agricole che vietano di mangiare – finanche cogliere – i frutti di un albero per i primi 3 anni dalla piantumazione.
Il parallelo agli alberi mi ha fatto riflettere quando, con il mio amico Nathan (che mi guida nello studio del Talmud), studiando massechet Taanit mi sono imbattuto in un passaggio in cui – ammomendo chi voglia studiare Torah a farlo in compagnia e mai sia da solo – si paragona lo studente ad un albero.
Questa la mia riflessione:
Un albero trae la propria energia dalla terra, la terra in cui pianta ed espande le proprie radici. La fertilizzazione della terra avviene tramite quel che vi si poggia intorno: le foglie dell’albero stesso e gli escrementi degli animali che vivono nei paraggi.
Ora, un albero solitario si nutre di se stesso – le proprie foglie – e quel poco di “dono” che gli fanno gli animali.
Un albero solitario crescerà fondamentalmente in circonferenza e non si slancerà in altezza perché non ha problemi a ricevere i raggi del sole.
Un bel albero massiccio autoreferenziale ed in mezzo al nulla, un eremita.
Quando invece un albero si trova in mezzo ad altri, si nutre delle foglie degli altri, vi sono molti più animali che vivono all’ombra delle loro chiome e, soprattutto, si slancia in altezza per poter raggiungere il sole.
Analizziamo queste 3 particolarità:
Le foglie: ogni albero è fonte di cibo per gli alberi vicini e lontani. Ogni individuo, con ogni sua piccola azione, per quanto insignificante, contribuisce allo sviluppo delle persone che gli sono vicine (o lontane, ma ne basta il racconto talvolta – e la tradizione ebraica è ricchissima di racconti di piccole azioni che hanno avuto grandi conseguenza). Nulla di quello che facciamo è insignificante, le persone ci guardano, ci osservano, imparano da noi. Ed i bambini, i NOSTRI bambini per primi.
Gli animali: nella nostra vita ci sono sempre soggetti “estranei” che ci attraversano l’esistenza. Tutti ci lasciano doni più o meno grandi, talvolta non graditi, ma da tutti dobbiamo saper trarre nutrimento, anche se si tratta di ricavarlo da escrementi.
Il sole: Un alberello che cresca in una foresta è circondato da giganteschi alberi che gli nascondono il sole. Grazie la nutrimento che riceve da loro ha l’energia per salire a cercarlo a sua volta. Più alti sono gli alberi intorno più dovrà sforzarsi di crescere per raggiungere a sua volta il sole. La nostra vita è piena di esempi di persone di statura, ma il sole è la luce divina, la forza per raggiungerla è la nostra fede. Se ci troviamo in mezzo a persone che hanno una grande fede, raggiungeremo una grande vicinanza ad Hashem. E se tutti noi non perderemo il desiderio di avvicinarci ogni giorno un pochino di più a lui, spingeremo anche ci ci è intorno a fare altrettanto.
Il mio augurio per Oriel è che possa essere circondato per tutta la sua vita da alberi giganti che gli possano trasmettere l’amore per la ricerca continua della luce e la fede che gli servirà per raggiungere altezze sempre maggiori.
Il mio augurio per me, mia moglie, Ruth e tutta la famiglia è che tutti noi si possa essere gli altissimi alberi che lo circondano.