E’ la domanda che mi sento fare ogni singola volta che da Gaza volano missili o una nuova ondata di attentati terroristici attraversa Israele.
Me la sento fare io, così come se la sentono fare praticamente tutti i cittadini di paesi occidentali che abbiano deciso di trasferirsi in questo stupendo paese. E se nel nostro caso il sionismo ha giocato un ruolo nella decisione, chi si è trasferito per amore senza avere ragioni religiose probabilmente si sente porre la domanda con ancora più insistenza e frequenza.
Allora perché non torniamo in Italia?
La risposta è piuttosto semplice: per quanto possa essere pericoloso, non lo è più che in Italia, sia che si parli di delinquenza comune, sia che si parli di terrorismo vero e proprio.
La delinquenza comune è molto meno diffusa e grave di quanto possa essere in Italia, tanto che nessuno si sente in pericolo, neppure se donna, a girare da solo/a di notte.
Il pericolo di guerra o terrorismo, che sicuramente esiste, non è vissuto qui con la stessa ansia di chi vive in europa per un semplice motivo: siamo preparati, sappiamo cosa fare, sappiamo come reagire, sappiamo che il paese ha un esercito forte e preparato che saprà come gestire la situazione.
Le nostre case hanno stanze con pareti rinforzate che possono agire come rifugi antimissile, nelle scuole e negli uffici si fanno regolarmente esercitazioni. Il paese è pronto e quando anche ci sono crisi come quella dei giorni scorsi, la vita continua regolarmente, nessuno si fa venire crisi di panico o fugge.
La sicurezza non si calcola solo con la probabilità che accada un evento avverso, si calcola anche con la preparazione allo stesso. Ed in questo caso, lasciatemi dire che la preparazione di Israele è infinitamente migliore (purtroppo) rispetto a qualsiasi altro paese e tanto basta per rendere Israele un paese molto più sicuro dell’Italia dove alcuno credono dovremmo fare ritorno.