Questo vuole essere un post per spiegare agli amici non israeliani qual’è la situazione da queste parti e cercar di “eliminare” un po’ di fraintendimenti che portano a posizioni sbilanciate.
Inizio col dire a chiunque non mi conosca che sono un Italiano residente in Israele, ebreo convertito, di estrema sinistra (in Italia) che non ha mai voluto accettare le ideologie altrui senza prima indagarle in maniera critica. Questo mi porta a dire che il comunismo è una bellissima idea che non ha alcuna possibilità di applicazione, che l’economia di mercato è l’unica con qualche applicabilità e che il male esiste nel cuore di ognuno.
Fate quindi la tara a quel che scrivo, ma sappiate, per testimonianza di molti amici, che difficilmente mi sentirete esprimere posizioni non oggettive.
Perché scrivo questo post? Perché molti amici Italiani, di sinistra, si trovano tra l’incudine (me che gli racconto quanto più obiettivamente possibile quel che succede qui) ed il martello di loro amici e dei media italiani che raccontano una realtà assolutamente distorta. Per loro, ovviamente, è difficile capire se la notizia data di un telegiornale è partigiana o obiettiva.
Cominiciamo con un veloce ripasso di storia e poi passiamo all’attualità. Perché parlare della storia? Perché, da sempre, una delle tecniche usata dai filo-palestinesi per accusare Israele, è quello di tagliare la storia ad un punto X ignorando qualsiasi cosa ci sia stata prima. In questo modo, chiunque dalle due parti può accusare l’altro di aver cominciato per primo. La storia, però, non si scrive così.
In secondo luogo, prima di cominciare vorrei chiarire cosa vuol dire risposta proporzionata o sproporzionata. Facciamo un esempio: un puglie tira un gancio al suo avversario. Risposta proporzionata è che l’avversario risponda con un colpo analogo. Mettiamo però che uno dei due pugili sia un peso piuma e l’altro un peso massimo. Il peso piuma tira un gancio, la risposta proporzionata del peso massimo sarebbe un colpo più leggero. Ma siamo sicuri che il colpo portato dal peso massimo faccia più male di quello del peso piuma? Siamo comunque entro quella che a qualsiasi osservatore, apparirebbe come una risposta commisurata. Sproporzionato sarebbe che il pugile che ricevesse il primo colpo tirasse un colpo di pistola al secondo.
Ora, quel’è la risposta proporzionata ad un colpo di carro armato? un colpo di risposta di un altro carro armato. E ad un missile privo di guida GPS? un simile missile privo di guida GPS.
Passiamo alla Storia di questa terra.
Il territorio su cui ora esistono Israele ed i Territori Palestinesi è stato oggetto di innumerevoli invasioni. Da prima che gli ebrei vi si insediassero, molti diversi popoli ne hanno popolato il suolo. La presenza ebraica in Israele è attestata ad oltre 3000 anni fa, 1000 prima della nascita di Gesù per intenderci. Nel frattempo hanno visto passare di qui Greci, Romani, Babilonesi… Crociati, armate mussulmane e quant’altro. Che il popolo ebraico abbia un attaccamento a questa terra non possono essere opposti dubbi e TUTTI i documenti che nella storia riportano consimenti, citano sempre presenza ebraica, ininterrotta.
Già solo il fatto che la religione islamica dati poco più di 1700 anni, la pone in posizione di svantaggio, anche solo nei confronti del Cristianesimo, nel prentendere la proprietà unica della terra. Ma c’è un fatto ancora più interessante a smentire questa pretese: è il Corano stesso che attribuisce agli ebrei la terra. A riprova di questo vi cito un simpatico episodio accaduto negli anni 20 del ‘900. Netanya, la città in cui vivo, è stata fondata nel 1928 su terrreni che vennero acquistati dalla locale tribù araba. Si pose però il problema se si potesse o meno vendere. Il Corano, infatti, stabilisce che una volta che un territorio viene conquistato e governato da un governo islamico, quella terra non possa più essere ceduta e resti mussulmana per l’eternità. Questo avrebbe messo il punto fine alla vendita. Invece il locale Sceicco, richiamandosi proprio all’affermazione del corano per cui la terra di Israele appartiene per l’eternità al popolo ebraico, ridefinì la vendita come “restituzione” dove la somma pagata per la terra era, in effetti, un compenso per la custodia del terreno.
Dicevamo quindi, che è inopugnabile la richiesta del popolo ebraico di vivere in questa terra. Ma cosa diciamo del diritto dei “Palestinesi” a viverci?
Cominciamo col dire che in Israele il 20% della popolazione è araba mussulmana (quasi 2 milioni), non ha alcuna discriminazione per legge, accede ai più alti livelli delle gerarchie pubbliche (ad esempio: il giudice che ha condannato l’ex presidente della repubblica Katz al carcere è arabo). Non sono tenuti a servire nel esercito, ma se lo vogliono possono farlo. Pensate a quanti arabi mussulmani ci sono in Italia, fate la proporzione alla popolazione del paese e fate due riflessioni. Se girate per Tel Aviv, Netanya, Haifa o Beer Sheva, vedrete Mussulmani ed Ebrei bere agli stessi caffè, fare la spesa allo stesso supermercato o fare il bagno gli uni di fianco agli altri in spiaggia.
Di fatto quelli che sono definiti come palestinesi sono chiamati così solo dal inizio del ‘900. Prima nessuno se li filava. Questa terra era una provincia del impero ottomano ed era quasi disabitata, la stragrande parte della popolazione viveva a Gerusalemme, molti ebrei si trovavano anche a Sfat e Tiberiade (le altre 2 città sacre del ebraismo). La costa era punteggiata di villaggi di pescatori ma, di fatto, il resto del paese era praticamente disabitato. Gli arabi presenti in zona erano spesso arrivati da altre province del Impero Ottomano ed i pochi autoctoni si concentravano lungo la costa ed a Gerusalemme.
Un inizio di insediamenti ci fu con le prime Alyiot, alla fine del 800 quando arrivarono circa 100 mila ebrei, altre ondate di immigrazione prima della seconda guerra mondiale portarolo la presenza di ebrei oltre il mezzo milione di pesone che si sommavano ai circa 200mila presenti storicamente. Gli immigrati comprarono i terreni e stabilirono delle comunità rurali. La successiva Aliyah Bet si svolse tra il 1934 ed il 1948 in barba alle restrizioni imposte dal Mandato Britannico che nel frattempo aveva preso il controllo della regione quando crollò l’impero ottomano e portò in Israele altri ebrei in fuga dal Europa in guerra.
Fino agli anni 30 la convivenza tra arabi ed ebrei era pacifica, molti arabi lavoravano negli insediamenti ebraici e molti arabi si riversavano in quella che ormai era chiamata dagli inglesi Palestina (nome che avevano recuperato dai Romani) poiché le condizioni di vita erano molte migliori rispetto alle aree confinanti.
La Giordania, detta TransGiordania, divenne uno stato a parte per mano degli inglesi che la “donarono” alla stirpe degli Hussein nel ‘22. Come al solito gli inglesi giocavano con le vite altri: avevano promesso la transgiordania agli Hussein nel ’15 per poi includere la stessa area nella dichiarazione di Balfur del ’17 in cui la promettevano agli Ebrei…
Quel che venne tagliato fuori dal mandato britannico in virtù della decisione della Società delle Nazioni di riconoscere la Giordania, rimase sotto in controllo inglese allo scopo di crearvi lo stato ebraico.
Quel che avvenne dopo fu una lotta di nervi contro gli inglesi contro cui combatterno singolarmente ed anche unendo le forze sia gli ebrei che gli arabi.
Poi finì la seconda guerra mondiale e la Shoah costrinse tutti i governi occidentali a pensare ad una soluzione per gli Ebrei. La pesenza ebraica era già maggioritaria e la decisione del ONU fu di divedere quel che rimaneva del mandato britannico tra ebrei ed arabi. Il piano prevedeva uno stato arabo contiguo e, sebbene gli ebrei avrebbero avuto il 56% del territorio, solo il 16% era terreno coltivabile mentre il restante 40% era costituito dal deserto. Gerusalemme avrebbe dovuto essere una città aperta, sotto controllo internazionale.
Gli ebrei accettarono la spartizione, gli arabi la rifiutarono (e fu il primo NO).
Con la dichiarazione di indipendenza di Israele si scatenarono combattimenti, ed i paesi confinanti tentatono l’invasione. Ci sono varie opinioni sul grado di preparazione ed armamento dei due schieramenti, la storia ci racconta – comunque – che Israele ne uscì vincitore. Ovviamente in una situazione di guerra i civili tendono a scappare, lo vediamo in tutte le guerre civili, dal Rwanda, alla Siria. Qualcuno scappò per paura delle violenze della guerra, qualcuno venne scacciato e qualcun’altro ancora venne convinto che la guerra si sarebbe risolta in favore dei paesi arabi e che fosse meglio lasciare le proprie case, cercar rifugio in giordania/libano/siria/egitto per poi rientrare una volta che lo stato di Israele fosse stato annichilito. Di nuovo la storia ci racconta che non è andata così ed una massa di “profughi” si accumulò nei paesi confinanti. Molti arabi, però, preferirono rimanere nelle loro case, e divennero cittadini Israeliani.
Ora, in qualcuasi altro paese al mondo, dopo massimo 10 anni, i profughi avrebbero avuto diritto alla cittadinanza, perfino in Italia. I paesi arabi, invece, hanno sempre negato questo diritto ai profughi, e gli hanno pure imposto pesanti limitazioni alla libertà di movimento e di lavoro al punto da renderli di fatto schiavi dei loro custodi. Oltre tutto, poiché lo stato di profugo è ereditario, dai 900mila abbondanti del 1950 siamo arrivati ad oltre 5 milioni stimanti nel 2012. Ah, sono considerati profughi anche quelli che nel frattempo sono emigrati ed hanno preso la cittadinanza di altri paesi (ed onestamente mi pare anche giusto…)
Rimane comunque il fatto che in Israele, chi non è scappato, gode di diritti civili pari a quelli dei cittadini cristiani o ebrei (o drusi, bahai, beduini…) e che hanno una rappresentanza in parlamento.
Da li in poi le iniziative per la creazione di uno stato palestinese si sono ripetute ed ogni volta si sono fermate per il no palestinese.
Nel 1967 Israele ha riconquistato Gerusalemme (fino ad allora in mano Giordana) e la cisgiordania. Secondo gli accordi di Oslo, la cisgiordania è stat divisa in 3 aree, A B e C, dove la A è completamente sotto controllo Palestinese, la B a controllo misto e la C a controllo eslcusivamente Israeliano.
Nel 2005, su iniziativa di Sharon, Israele si è completamente ritirata dalla striscia di Gaza, lasciandola totalmente in mano all’Autorità Palestinese. Il ragionamento che tutti facemmo era che una volta liberatisi di Gaza, il mondo avrebbe riconosciuto la buona volontà di Israele ed avrebbe riconosciuto il suo diritto a difendersi qualora da quella bolgia infernale fossero partiti attacchi. Ci sbagliavamo evidentemente.
Da allora Hamas ne ha preso il controllo in elezioni definite da tutti come farsa e con un successivo colpo di stato. Da allora, è iniziato il lancio di missili su Israele. Si sono alternati periodi di “calma” caratterizzati da sporadici lanci di colpi di mortaio o missili semi artigianali verso le comunità israeliane lungo il confine ed operazioni militari da parte di Israele per bloccare i lanci più pesanti. Parliamo delle operazioni Piombo Fuso e Colonna di Difesa.
E siamo arrivati ad oggi
Ad oggi, dal disimpegno da Gaza, sono piovuti su Israele oltre 9000 missili, solo nell’ultima settimana quasi 1000. Nel frattempo, solo tra il 2008 ed il 2010 sono stati versati all’autorità palestinese oltre 7.7 miliardi di dollari di aiuti internazionali.
Con quei soldi ci si sono arricchiti i “potenti” di Hamas e Fatah e sono stati comprati missili da usare contro Israele.
Chi controlla la striscia di Gaza? Hamas, un’organizzazione classificata come terrorista dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea e all’Australia, che ha come suo scopo statutario la cancellazione di Israele e la sua sostituzione con uno stato Islamico. Quando la comunità internazionale pose come condizione per il riconoscimento del governo Fatah-Hamas scorso, l’abbandono della lotta contro Israele, Hamas rifiutò sdegnato.
Torniamo ora al concetto di “proporzionato”.
Hamas lancia missili, senza guida, a caso, mirando a centri abitati. Sotto il tiro dei suoi missili ci sono circa 4 milioni di persone. Parliamo di missili che non arrivano al Libano per 40 kilometri. Israele ha sviluppato il sistema antimissile Iron Dome proprio per ridurre al minimo i danni causati da questi missili, con una efficacia del 90% abbatte in aria i missili che si calcolano andranno a cadere su zone abitate, lasciando invece cadere quelli che si prevede cadranno in zona disabitata. Nonostante tutto non è efficiente al 100% ed abbiamo visto case ed asili colpiti da missili.
Contemporaneamente Hamas utilizza edifici pubblici (ospedali e scuole) come rampe di lancio dei suoi missili o come magazzini di stoccaggio.
Se parlassimo di una guerra di 40 anni fa, Israele starebbe rispondendo ai lanci con altri lanci di missili ugualmente stupidi, sparando a casaccio e facendo centinaia di vittime. Invece Israele spara ad obiettivi militari, con missili intelligenti e con carica esplosiva limitata, allo scopo di abbattere l’edificio specifico senza danneggiare quelli circostanti. Inoltre ha l’uso di avvisare qualche minunto in anticipo in modo da dare il tempo agli abitanti di lasciare l’edificio.
Ovvio che abbattere la casa di qualcuno non sia bello, ma a quanto pare non è un problema per Hamas. Hamas, invece, proprio sfruttanto il preavviso, convince/costringe i cittadini a salire sui tetti per fare da scudi umani (e questo è – senza alcun dubbio – un crimine di guerra). Israele ha cancellato più di un’abbattimento per la presenza di scudi umani, mentre Hamas invita sulle sue televisioni a salire sui tetti per fare da scudi umani.
Israele si sta trattentendo. In meno di 10 minuti potrebbe radere al suolo l’intera striscia di Gaza, e si limita, invece, a colpire obiettivi militari (anche la casa privata di un leader terrorista è un obiettivo militare se usata come centro operativo).
In tutte (ma proprio TUTTE) le guerre, ci sono caduti civili. E’ inevitabile. Se poi uno delle due fazioni si nasonde – in spregio alle leggi di guerra – in mezzo ai civili, la responsabilità per le vittime rimane completamente su di essa.
Per concludere
Israele in quanto istituzione e gli Israeliani sono prontissimi ad una pace che garantisca la sicurezza dei propri cittadini. Hamas non è un partner al riguardo. Volete la pace? Tagliate l’ossigeno alle organizzazioni terroristiche e cominciate a pensare con la vostra testa. Leggete libri di storia da entrambi i lati e non chiudete le orecchie quando chi rappresenta gli israeliani prende la parola. Impedite che li si zittisca ma siate anche critici nei loro confronti. Quando si presta orecchio solo ad una parte si è inevitabilmente tratti in inganno.
Complimenti molto ben scritto ed esaustivo, da far circolare tra i pacifinti
Grazie!